Si possono finalmente fare delle considerazioni non solo basate su sensazioni ed osservazioni soggettive.
I numeri danno uno scenario per certi versi peggiore di ciò che si pensava, considerando soprattutto che i dati si fermano al 2012 e non tengono conto dell’annata difficile del 2013 e di quella del 2014 ancora in corso.
La produzione italiana è scesa del 25% in superficie e del 30% in peso con una perdita netta in termini di superficie produttiva e ancor di più in termini di produttività (tons per ha).
La regione che più traina il ribasso è evidentemente la Puglia con una perdita di oltre il 30% della superficie ad uva da tavole e quasi il 40% in produzione.
I dati in se sono molto negativi soprattutto se consideriamo che nello stesso arco di tempo paesi vicini e lontani, diretti o indiretti competitors, hanno aumentato (in alcuni casi anche di molto) le loro statistiche produttive.
Tuttavia bisogna cercare di analizzare in maniera più fredda i numeri e leggere le opportunità e i cambiamenti che si nascondono nei numeri.
Riduciamo, per comodità, l’analisi alle due regioni che da sole detengono il 90% della produzione.
Chi sta riducendo la produzione?
La Puglia perde più produzione rispetto alla Sicilia (-38% confronto ad un -5%). La motivazione può essere che la Puglia esporta in mercati meno tradizionali ed è quindi più esposta su mercati dove è più forte la concorrenza di uva estera. La Sicilia conta d’altra parte su un prodotto con qualità organolettiche leggermente superiore in termini di zuccheri e colore ed ha date di raccolta mediamente più precoci rispetto alla Puglia. La Puglia è quindi la regione più sottoposta alla diminuzione di superficie e di conseguenza alla crisi.
Quali aziende agricole stanno diminuendo la produzione?
Qui la risposta è più difficile ed è meno basata su numeri. Da osservazioni personali e l’esperienza degli ultimi anni le aziende agricole con superficie più piccola sono più esposte alla crisi. Le aziende che riescono a mantenere un alto livello di qualità del prodotto, che hanno sbocchi commerciali diretti e che riescono a tenere bassi i costi di produzione conservano se non aumentano le superfici produttive.
Quali varietà di uva sono state soggette all’espianto?
Le varietà di uve con seme costituiscono la quasi totalità degli espianti. Le uve tradizionali perdono rapidamente terreno in termini di quote di mercato e di valore della produzione. Su questo ci sono pochi dubbi e pochi margini di errore. Nei prossimi anni assisteremo a diminuzioni drammatiche di impianti di uve con seme. La velocità di adattamento del consumatore ad una nuova varietà di uva da tavola è centinaia di volte superiore a quella di un agricoltore: 1 giorno (o qualcuno in più) per cambiare varietà di uva acquistata e 1000gg per un agricoltore per cambiare varietà di uva prodotto.
Perchè diminuzione di produttività degli impianti?
I dati ci indicano che la produzione in peso è diminuita più della produzione. Ci possono essere diverse cause per questo dato:
aumento in proporzione di impianti di uve apirene dove è più difficile raggiungere alti livelli di produzione per ettaro a differenza delle uve con seme (ed infatti il dato della Sicilia, dove in proporzione c’è maggiore produzione di uva con seme, è meno negativo della Puglia), tecniche colturali ed agronomiche sempre più intensive che portano ad una diminuzione della produzione per impianto negli anni. I vigneti “invecchiano” precocemente e diminuiscono velocemente la produttività. Qui il discorso si fa lungo e meriterebbe un analisi a parte. Certo è che abbiamo bisogno di rivedere tutte le nostre tecniche di coltivazione alla luce delle esigenze della viticoltura moderna di alte produzioni con alta qualità.
Quali direzioni prendere nell’immediato futuro?
In sintesi direi tre direzioni principali:
- aumentare velocemente la produzione delle uve senza semi
- trovare canali commerciali più diretti
- introdurre nella propria azienda impianti e tecniche colturali più efficienti
C’è ancora poco tempo per pensare. Quello che sta succedendo in Italia è già successo in altri paesi produttori tradizionali di uva da tavola.